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Vino: tra piacere e disinformazione

Il caso dell'Irlanda

L’Irlanda ha deciso, con il via libera della Commissione Europea, che entro il 2026 le bevande alcoliche dovranno riportare sull’etichetta i cosiddetti  “health warnings”, ovvero delle avvertenze sulle conseguenze per la salute derivanti dal consumo di un determinato prodotto (come quelli presenti sulle sigarette).

Questa decisione, però, non ha trovato risonanza in Paesi come la Francia o la Spagna, tantomeno in ItaliaLa Coldiretti, infatti, ha definito questa misura come “un attacco diretto all’Italia” in accordo con il ministro della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, che ha ribadito la sua contrarietà al provvedimento sostenendo che:“Tanti medici dicono che un bicchiere di vino non fa male, anzi fa bene. Non ho sentito mai nessuno dire che un bicchiere di whisky ti fa bene” sottolineando, poi, che inserire la stessa dicitura in ogni prodotto alcolico porterebbe  il consumatore a pensare che siano tutti la stessa cosa.

Se da una parte è lecito e comprensibile non essere d’accordo, soprattutto se la critica viene da parte di Paesi nella top tre di quelli produttori di vino al Mondo, dall’altra parte è necessario fare chiarezza e capire le ragioni che muovono questa scelta.

All’inizio del 2022 il Parlamento Europeo, anche grazie al voto dell’Italia, ha bocciato il provvedimento che prevedeva l’introduzione delle etichette con le avvertenze per ogni tipo di bevanda alcolica, confermando una linea che a suo tempo era stata definita morbida, e che prevedeva una battaglia volta alla difesa del consumo responsabile di alcol senza però demonizzarlo. 

Quando si parla di alcol in questi termini ci si riferisce soprattutto al vino, che a differenza di altre bevande, porta con sé una lunga serie di credenze e tradizioni che sono parte integrante della cultura dei paesi mediterranei, in particolar modo dell’Italia.

Nonostante la scienza abbia preso posizione ormai da tempo sulla cancerogenicità dell’alcol, ancora circolano false presupposizioni e pericolosi consigli.

LA DURA VERITÀ: NESSUNA DOSE DI ALCOL È SICURA

“Basta bere con moderazione, un bicchiere di vino per le donne e due per gli uomini, me l’ha consigliato anche il dottore”.

A molti, almeno una volta nella vita, è capitato di sentire, leggere o addirittura pronunciare queste parole e probabilmente anche di averci creduto.  Numerosi medici, infatti, si sono fatti portavoce della teoria che un’assunzione moderata di vino possa, oltre a non rappresentare alcuna minaccia per la salute, addirittura trarne degli effetti benefici, arrivando anche a consigliarne un moderato consumo. Queste affermazioni sono basate su alcuni studi che rivelano i poteri antiossidanti e protettivi di certe sostanze contenute nel vino o, per meglio dire, sulla buccia dell’uva, in particolare quella rossa.

In relazione alle proprietà salutari del vino si sente spesso parlare di polifenoli, molecole organiche che vantano un potere antiossidante e che quindi possono risultare dei fedeli alleati per il bilanciamento dell’equilibrio fisiologico del nostro organismo.  All’interno del nostro corpo, infatti, sono presenti sostanze chimiche ossidanti e antiossidanti che tendono a coesistere in equilibrio, grazie al bilanciamento tra produzione ed eliminazione. Quando questa stabilità viene a mancare può sfociare in una condizione patologica nota come stress ossidativo che, a sua volta, viene associata a diverse malattie come il diabete mellito, l’Alzheimer o il Parkinson, per citarne alcune.

La domanda da porsi è, quindi, la seguente:

Il polifenolo più studiato per dare una risposta alla questione è il resveratrolo.

PER ASSUMERE RESVERATROLO, CI SERVE BERE VINO?

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Foto da Pexels.

A questa molecola sono state attribuite proprietà antinfiammatorie, anti-invecchiamento cellulare e addirittura antitumorali, ma la maggior parte degli studi sono stati condotti in vitro, quindi su colture cellulari e non su organismi viventi, a causa della scarsa biodisponibilità del resveratrolo quando viene assunto oralmente.  La biodisponibilità rappresenta la quantità di una sostanza che l’organismo è in grado di assorbire una volta che è stata introdotta. Quella relativa al polifenolo in questione è inferiore all’1%

Per poter raggiungere un dosaggio farmacologicamente attivo, in modo che il resveratrolo possa espletare le sue proprietà, dovrebbero essere assunti giornalmente almeno cento bicchieri di vino, sempre nel caso che se ne scelga uno con un alto contenuto del polifenolo. 

Diventa così evidente che non è possibile affidare al consumo della bevanda alcolica il compito di provvedere all’introduzione delle sostanze antiossidanti nel nostro organismo perché, così facendo, si andrebbe ad aumentare enormemente il rischio di sviluppare una qualche forma di tumore. 

Inoltre, essendo gli studi condotti principalmente in vitro, è pericoloso e controproducente affibbiare proprietà di prevenzione contro il cancro a sostanze che non vantano una vasta collezione di sperimentazioni in vivo o, ancor più rilevanti, in studi clinici.

Quello che invece sappiamo per certo è che l’alcol è una sostanza carcinogena, ovvero contribuisce ad aumentare il rischio di sviluppare una determinata forma di tumore e a favorirne la propagazione. Un grosso contributo di conoscenza a riguardo è stato dato dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC). Questo è un organo specializzato che fa  parte dell’OMS e ha come missione quella di promuovere e guidare una collaborazione intergovernativa per la ricerca sui tumori.

In particolare, lo IARC svolge una serie di indagini separate in base agli studi, sia epidemiologici sia condotti sugli animali da laboratorio, che sono presenti in letteratura scientifica. L’obiettivo è quello di individuare le sostanze potenzialmente cancerogene, stilare le monografie e fornire accurate metodologie di prevenzione. L’alcol è stato inserito, sulle basi di queste analisi, nel gruppo 1 e cioè quello dei certamente cancerogeni. Nel 2020 la sua assunzione è legata all’insorgenza del 4,1% dei tumori totali diagnosticati a livello mondiale.

Alla luce di ciò, per quanto sia difficile da digerire, dobbiamo accettarlo: l’alcol è cancerogeno e dunque, seguendo la logica di pensiero, lo è anche il vino. Rimanendo vero che è la dose che permette al veleno di espletare o meno il suo effetto, possiamo ammettere che esiste una differenza fra un consumo moderato e un abuso di alcol che si basa chiaramente sulla probabilità maggiore, nel secondo caso, dell’insorgenza di uno specifico tumore.  Il punto però è che, sempre più studi affermano che non esiste una dose minima sicura per l’assunzione di alcol e, dunque, nemmeno un consumo contenuto rientra in una soglia di protezione senza correre rischi.

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Foto da Pexels.

Anche Gianni Testino, epatologo e direttore della Società Italiana di Alcologia (SIA), condivide una netta opinione a riguardo nel suo libro Alcol: bugie e verità” ribadendo l’importanza di una comunicazione corretta soprattutto da parte dei medici e degli esperti del settore, invitandoli a passare l’unico messaggio certo e cioè che l’etanolo è una sostanza tossica e carcinogena e che, quindi, lo sono anche le bevande che lo contengono.

Dunque, l’unica azione consigliata dalla scienza per la prevenzione sul cancro in questo contesto è quella di non bere. 

MA ALLORA, PERCHÉ LA SCELTA DELL’IRLANDA?

La decisione presa dall’Irlanda è sintomo di un’emergenza sanitaria e sociale.

Uno studio pubblicato dalla rivista scientifica The Lancet ha rilevato che nel 2020 si è assistito all’insorgenza di circa 1000 casi di cancro correlati all’alcol nell’Isola. La cosa più sconcertante, però, è la bassa consapevolezza che hanno i cittadini irlandesi circa queste correlazioni. Dal report di un sondaggio condotto da Healthy Ireland appare evidente come solo ¼ delle donne irlandesi è cosciente della connessione che c’è fra alcol e tumore al seno, nonostante quest’ultimo sia tra i più diffusi nel loro Paese.

Considerando questi dati diviene forse maggiormente comprensibile capire le ragioni dietro le quali è nato il tanto criticato provvedimento.

È giusto che un Paese voglia rendere il cittadino-consumatore il più informato possibile? Sicuramente si tratta di un argomento che divide, in gioco non vi è solo il piano salutare ma anche quello socioeconomico e culturale e, senza dubbio, l’importanza di uno non prevale su quella dell’altro.

Pertanto, si può essere d’accordo o no riguardo la decisione presa dal governo irlandese essendo questa una scelta politica, ma non risulta intellettualmente corretto rivendicare una sorta di potere salutare del vino al fine di difenderlo.

La discussione è aperta e le tematiche alle quali possiamo avvicinarci sono molteplici, ad esempio possiamo chiederci quanto questa manovra sia efficace sul piano salutare o quanto possa risultare dannosa su quello economico, possiamo valutare il contesto nel quale si trova il Paese che la richiede e se effettivamente necessita di questa misura.

Quello che è certo è che in tutta questa discussione, tra attacchi e difese dei vari Paesi, il vino, come tutte le bevande alcoliche, non smetterà di essere nocivo.

Di Michela Bernardini 
@mihimela

Bibliografia: