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Demenza a corpi di Lewy: il caso di Robin Williams

Che tu sia qui, che ci sia vita e identità, che il potente dramma continui e che tu possa contribuire con un verso.

Dice in uno dei suoi film Robin Williams, famoso attore e comico statunitense di cui tutti noi ne abbiamo conosciuto la sorte.

Sulla sua morte, avvenuta nel 2014 per suicidio, i media hanno discusso molto. L’idea comune dietro alla sua scomparsa era quella di una devastante depressione che aveva sconvolto l’attore tanto da portarlo a compiere il gesto estremo.

È davvero così?

In realtà, come afferma anche sua moglie Susan Schneider “ci sono stati tanti malintesi su quello che è successo a Robin e sulla sua malattia”.

A seguito del documentario sulla vita dell’attore, Robin’s wish, si è compreso maggiormente che la depressione di cui tanto si è parlato era solo la punta dell’iceberg, o meglio una caratteristica della costellazione di sintomi della vera malattia di Robin Williams.

Dietro la sua inaspettata scomparsa si celava una malattia assai più insidiosa e degenerativa: LA DEMENZA A CORPI DI LEWY.

Dopo i diversi post sul nostro profilo instagram riguardo le differenti tipologie di demenza, in questo articolo affronteremo una delle tipologie meno nota ma che può destare attenzione proprio per le sue caratteristiche da non sottovalutare.

COS’È LA DEMENZA A CORPI DI LEWI

La demenza a corpi di Lewy è un tipo di demenza che presenta sintomi simili a quella di Alzheimer ma con caratteristiche cliniche peculiari, come sintomi psichiatrici quali allucinazioni e deliri, depressione, disturbi del sonno e disturbi della deambulazione, questi ultimi tipici della malattia di Parkinson. Infatti spesso, pazienti affetti da demenza a corpi di Lewy, come lo stesso Robin Williams, ricevono inizialmente una diagnosi di Morbo di Parkinson. La demenza colpisce maggiormente gli individui di sesso maschile con età superiore ai 60 anni.

Fra i sintomi, inoltre, ci sono anche un forte aumento di deficit attenzionali e un inizio di malattia molto più rapido rispetto alla demenza di Alzheimer.

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Cosa accade nel cervello affetto da demenza a corpi di Lewy?

All’esame neuropatologico nella corteccia cerebrale si trovano lesioni simili a quelle causate dall’Alzheimer, quindi accumuli di determinate proteine. In particolare, si riscontrano aggregati proteici, chiamati appunto Corpi di Lewy, nel citoplasma dei neuroni che ne alterano il funzionamento causando quindi la sintomatologia.

Il paziente affetto da demenza a corpi di Lewy quindi comincerà a mostrare:

  • disturbi del sonno come forte agitazione fisica durante sogni spesso vividi 
  • disturbi di attenzione
  • disturbi  di memoria
  • deliri e allucinazioni visive con contenuto pauroso
  • disturbi del movimento caratterizzati da frequenti cadute

Può succedere tipicamente che le performance cognitive subiscano numerose fluttuazioni: in uno stesso lasso di tempo, il paziente  può mostrare buone abilità cognitive e subito dopo peggiorare.

C’è una cura per la demenza a corpi di Lewy?

Come per la demenza di Alzheimer e demenze simili, purtroppo attualmente non c’è una cura. Numerosi sono gli studi a riguardo e la scienza continua a fare passi in avanti.

Esistono attualmente dei trattamenti farmacologici di supporto come i farmaci antiparkinsoniani e trattamenti cognitivi come la stimolazione cognitiva. In questo modo è possibile preservare le principali funzioni cognitive specialmente se il trattamento avviene in un ambiente sereno, luminoso e familiare. 

Come per altre demenze, la diagnosi di demenza a corpi di Lewy è possibile solo post mortem a seguito di autopsia.

Robin Williams quindi non ha conosciuto la reale causa del suo malessere e comunque nessuno può dire se questo avrebbe evitato o meno il suo suicidio. 

Rimane il fatto che la sua vita e la sua carriera ci hanno donato profonde emozioni e riflessioni anche a seguito della sua malattia, di cui farne tesoro poichè “Qualunque cosa si dica in giro, parole e idee possono cambiare il mondo” – L’attimo fuggente (1989).

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Di Carla Silvestri

@neuromaps_ @proprioleiii

Bibliografia e riferimenti

www.msdmanuals.com

Manuale di Neuropsicologia, Vallar, Papagno. Il Mulino, 2011

biomedicalcue.it